Contrariamente a come viene comunemente percepito, l’aborto non è solo un’intervento medico-chirurgico. Per molte donne è un evento che cambia la vita, con rilevanti conseguenze fisiche, psicologiche e spirituali. La maggior parte delle donne che soffrono delle conseguenze dell’aborto avrebbero voluto essere meglio informate su tutti gli aspetti e i rischi connessi all’aborto, prima di decidere di praticarlo. La conoscenza sulla crudeltà dei vari metodi di aborto è pressoché inesistente, ed i mass-media, generalmente pro-abortisti, si guardano bene dal divulgare informazioni su di essi. Qui vengono fornite alcune informazioni per farsi una prima idea sui metodi di aborto e sui principali rischi associati.
METODI DI ABORTO
(breve riassunto dei metodi di aborto e dei rischi connessi)
Aspirazione manuale: fino a 7 settimane dopo l’ultimo ciclo
mestruale.
Questo aborto chirurgico è praticato all’inizio
della gravidanza, fino a 7 settimane dopo l’ultimo ciclo
mestruale. Un tubo lungo e sottile è inserito
nell’utero. Con una larga siringa attaccata al tubo
l’embrione viene aspirato fuori dall’utero.
Aspirazione e
raschiamento: tra le 6 e le 14 settimane dopo l’ultimo ciclo
mestruale
Questo è il metodo di aborto chirurgico più
comune: lo svuotamento strumentale è infatti usato in circa
il 97% dei casi. Siccome il bambino è più grande,
il dottore deve prima stirare e aprire il collo dell’utero
attraverso dei ferri metallici. L’apertura del collo
dell’utero potrebbe essere dolorosa, così viene
tipicamente praticata una anestesia locale o generale. Dopo che il
collo è allargato, il dottore inserisce un tubo rigido di
plastica nell’utero, poi collega questo tubo ad un
apparecchio aspiratore. L’aspirazione risucchia il corpo del
feto, a volte tagliandolo con il moto rotatorio impresso al tubo, e lo
tira fuori dall’utero. Dopo la 12a settimana è
necessario frantumare manualmente il corpo con delle pinze speciali
staccando gli arti, il tronco e la testa per farlo passare dalla
cannula. Il dottore può anche usare un attrezzo ricurvo
simile ad un cucchiaio, per raschiare via dall’utero il feto
e le parti ad esso connesse.
Dilatazione e evacuazione
(D&E): tra le 13 e le 24 settimane dopo l’ultimo
ciclo mestruale
Questo aborto chirurgico è praticato durante il secondo
trimestre di gravidanza. A questo stadio di avanzamento, il feto
è diventato troppo grande per essere estratto con la
semplice aspirazione, e non riuscirebbe a passare attraverso il tubo.
In questo metodo, il collo dell’utero deve essere dilatato
maggiormente rispetto al metodo di aborto del primo trimestre. Questa
dilatazione viene indotta uno o due giorni prima
dell’intervento finale. Una volta che il collo è
ben aperto, il dottore estrae il feto e le altre parti attraverso il
forcipe. Il cranio del feto viene schiacciato per facilitarne
l’estrazione. Un attrezzo ricurvo affilato viene usato per
raschiare via qualsiasi altro contenuto rimanente nell’utero.
RU486 (Mifepristone), nota come Pillola abortiva. Tra le 4 e le 7
settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale (UM)
L’uso di questo farmaco viene consentito solo fino al
49-esimo giorno dopo l’ultimo ciclo mestruale. Il metodo
richiede abitualmente tre visite in ambulatorio. Nella prima visita,
alla donna vengono somministrate delle pillole per provocare la morte
dell’embrione. Due giorni più tardi, se
l’aborto non è intervenuto, viene data alla donna
una seconda medicina che provoca dei crampi, tali da espellere
l’embrione. L’ultima visita serve a controllare che
il procedimento si è compiuto regolarmente. La pillola RU486
non funziona in caso di gravidanza extrauterina. Questa condizione
è molto pericolosa, e può provocare la morte
della donna: si verifica quando l’embrione si impianta al di
fuori dell’utero, tipicamente lungo una tuba ovarica. Se la
gravidanza extrauterina non viene tempestivamente diagnosticata, la
tuba può esplodere, provocando una emorragia interna e, in
alcuni casi, la stessa morte della donna.
Si possono avere effetti collaterali con un aborto volontario,
sia esso chirurgico o farmacologico. Tali effetti comprendono dolori
addominali e crampi, nausea, vomito e diarrea. L’aborto,
inoltre, comporta il rischio di complicazioni come emorragie, infezioni
e danni ad organi. Complicazioni serie avvengono in un 1 caso su 100
negli aborti precoci e in 1 su 50 negli aborti tardivi. Le
complicazioni possono includere:
- Forti emorragie
– Emorragie lievi
sono normali dopo un aborto. Tuttavia, se il collo dell’utero
viene lacerato o perforato, c’è il rischio di
forti emorragie e, in tal caso, può essere necessaria una
trasfusione. Il rischio di forti emorragie si ha anche con
l’uso della pillola abortiva RU486: 1 donna su 100 che abbia
fatto uso di questa pillola deve ricorrere ad un intervento chirurgico
per fermare l’emorragia.
- Infezioni
–L’infezione è dovuta
all’inserimento di attrezzi chirurgici nell’utero o
anche a parti del feto che, per errore, non sono state completamente
tolte (aborto incompleto). Un’infezione pelvica
può causare febbre persistente e la necessità di
un ricovero in ospedale. Potrebbe, inoltre, comportare la
cicatrizzazione degli organi stessi.
- Aborto incompleto
– Alcune parti del feto, per errore, non vengono
completamente tolte durante l’aborto; ciò
può causare emorragie ed infezioni.
- Setticemia
– Donne che hanno fatto uso della pillola RU486 sono morte a
causa della setticemia, un grave tipo di infezione.
- Anestesia
– Possono esserci complicazioni dovute agli anestetici usati
per l’anestesia generale durante l’intervento
chirurgico: convulsioni, infarti e, in casi estremi, anche la morte.
L’anestesia aumenta, inoltre, di due volte e mezzo il rischio
di altre serie complicazioni.
- Lesioni al collo
dell’utero
– Il collo dell’utero può venir
tagliato, lacerato o danneggiato dagli attrezzi chirurgici usati
durante l’aborto. L’emorragia che ne consegue
necessita di un ulteriore intervento chirurgico.
- Cicatrizzazione della
parete dell’utero
– Tubi di aspirazione, attrezzi affilati ed altri attrezzi
usati durante l’aborto possono causare lesioni permanenti
delle pareti dell’utero.
- Perforazione
dell’utero
– L’utero può essere perforato o
lacerato dagli attrezzi chirurgici e il rischio di complicazioni
aumenta con la durata della gravidanza. Se ciò accade,
è necessario intervenire chirurgicamente, asportando
l’utero (isterectomia).
- Lesione di organi
interni
- Quando l’utero è perforato o lacerato, vi
è il rischio che vengano danneggiati anche gli organi
vicini, come l’intestino e la vescica.
- Morte
– In casi estremi, complicazioni dovute all’aborto
quali forti emorragie, infezioni, lesioni di organi interni e reazioni
all’anestesia possono portare alla morte. Complicazione rara
ma possibile.
L’aborto
e le nascite premature
Le donne che, in passato, si sono sottoposte ad uno o più
aborti indotti vanno incontro ad un maggiore rischio di partorire
prematuramente. Il parto prematuro è associato ad una
maggiore frequenza nel bambino di paralisi cerebrali e altre
complicazioni come problemi respiratori, intestinali e visivi.
L’aborto ed il
cancro al seno
I medici stanno ancora ricercando e discutendo su quale sia il legame
fra l’aborto ed il cancro al seno. Ecco elencati due
importanti fatti: ·Portare a temine una gravidanza protegge
da eventuali rischi di cancro al seno. Scegliere l’aborto
significa rinunciare a questa protezione.
·Studi scientifici hanno evidenziato la
possibilità che vi sia una relazione fra l’aborto
e il successivo sviluppo del cancro al seno.
Uno studio presentato nel 1994 sul Journal of the National Cancer
Institute ha concluso che “fra le donne che erano rimaste
incinta almeno una volta, il rischio di cancro al seno in quelle che
avevano abortito era del 50% maggiore rispetto alle altre
donne.”
L’impatto
emotivo e psicologico
E’ dimostrato che l’aborto è associato
ad un calo della salute emotiva e psichica della donna. Per alcune di
esse, queste emozioni negative possono essere molto profonde e
manifestarsi dopo pochi giorni o anche dopo anni. Questa risposta
psicologica è una forma di disordine dovuta ad uno stress
post-traumatico. Alcuni dei sintomi sono: ·Disturbi
dell’alimentazione ·Problemi relazionali
·Senso di colpa
·Depressione ·Ricordi dell’aborto
·Pensieri suicidi ·Disfunzioni sessuali
·Abuso di alcol e droga.
Conseguenze spirituali
Qualunque sia la credenza o la religione, vi è un aspetto
spirituale dell’aborto che merita di essere considerato.
Avere un aborto pone implicazioni non solo per il corpo e la mente ma,
anche per la propria dimensione spirituale e, per i credenti, interroga
sul proprio rapporto con Dio. E’ bene valutare questo aspetto
e porsi i conseguenti interrogativi: ad esempio, come
l’aborto andrà ad incidere sulla propria sfera
spirituale dopo averlo eventualmente praticato?
La donna ha il diritto riconosciuto dalla legge di decidere se portare
avanti o no la sua gravidanza. Ma la vera forza si ha quando si
riescono a trovare le risorse e la forza interiore per poter fare la
scelta migliore. Ecco quali possono essere altre scelte alternative.
Diventare madre
Scegliere di portare avanti la gravidanza e di diventare genitore
è una grande sfida. Ma con l’aiuto di assistenti
sociali, gruppi di discussione ed altre risorse, molte donne riescono a
trovare l’aiuto di cui hanno bisogno per fare questa scelta.
Adozione
Si può decidere di dare in adozione il proprio bambino. Ogni
anno più di 50.000 donne in Nord-America fanno questa
scelta. In
Italia manca ancora una cultura al riguardo, ma è bene
sapere
che la legge permette di partorire in ospedale in completo anonimato,
facendo poi gestire l’adozione da personale specializzato.
Questa
decisione dettata dall’amore viene spesso fatta da donne che
all’inizio pensavano all’aborto come loro unica
possibilità.
C’è
chi può aiutare
Affrontare una gravidanza inaspettata può sembrare
un’esperienza dura e schiacciante. Per questa ragione
è
importante sapere a chi chiedere aiuto e consiglio. E’
fondamentale confrontarsi e parlarne con qualcuno di cui si ha fiducia:
il proprio partner, i genitori o una buona amica sono alcuni esempi.
Inoltre, si ricorda che vi sono vari soggetti, come assistenti sociali
e i volontari dei centri di aiuto (consultori familiari, associazioni
come i Centri di aiuto alla Vita, tra cui quello telefonico 800-813000) che sono
a disposizione per aiutare in questo momento difficile.